Si informa che la Fondazione Teatro di Roma riserva agli studenti, ai docenti e a tutto il personale AND la possibilità di acquistare i biglietti per lo spettacolo LACRIMOSA di e con Simone Zambelli al costo scontato di € 10,00.
 
Info e prenotazioni: community@teatrodiroma.net
Nella richiesta indicare il proprio status di studenti, docenti, personale AND.
Il biglietto potrà essere ritirato direttamente al botteghino. 
Non dovrebbe essere richiesto alcun tesserino, avendo prenotato i biglietti presso gli uffici del teatro, comunque, chi ne fosse in possesso, lo porti con sé.
 
 
 

TEATRO INDIA – sala B
15 e 16 aprile 
ore 20:00
LACRIMOSA
di e con Simone Zambelli
frammenti scritti e sonori di Simone Zambelli
dramaturg e assistente coreografa e di scena Cinzia Sità

L’unica ossessione che vogliono tutti: l’amore. Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? La platonica unione delle anime? Io la penso diversamente. Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l’amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due. (Philip Roth, “L’animale morente”)


Lacrimosa
 trae ispirazione dalla celebre coreografia di Michel Fokine, La morte del Cigno, su musica di Camille Saint-Saen, coreografia che concentra la sua fascinazione sulla condizione di morte e rinascita. Su questa dicotomia tra morte e rinascita, Lacrimosa vuol spingere alla riflessione sulla fine del sentimento amoroso, impulso che ci restituisce alla nostra quotidiana solitudine. Immagine perduta, consumata, quella del cigno, è oramai una figura di passaggio, un ricordo. Ciò che resta è un corpo senza più ali, nudo, bagnato, senza alcuna volontà di un nuovo volo. Ridotto alla terra, come tutte le cose che lo circondano, il cigno torna ad essere un corpo umano, imprigionato tra le mura domestiche. Come si sopravvive alla fine di un amore? come si vive quello stato di torpore, quella condizione che appare senza una via d’uscita? Come ci si prepara alla ripresa e alla riedificazione di un corpo che si riaggancia alla vita? In un luogo, dove l’assenza diventa una pratica attiva, un affaccendamento, il tempo presente processa il passato e reitera le sue memorie, nell’incedere ossessivo di una moltitudine di parole, gesti, immagini, utili forse solo a colmare la paura del vuoto.

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